venerdì 7 ottobre 2011

Ma quanto vale lo spagnolo?

La domanda é di quelle che sembrano inutili: una lingua come lo spagnolo (castigliano) ha un valore economico?
Per rispondere bisogna conoscere qualche dato.
Il castigliano, nelle sue varie accezioni e varianti, è la lingua madre per circa 400 milioni di persone sul pianeta, è la quarta più parlata al mondo in quanto si presume che la usino pù o meno correntemente come lingua straniera altri 150 milioni, è usata su Internet da 136 milioni.
Basterebbe questo per rispondere affermativamente al quesito.
Infatti, partendo dal peso specifico di questo idioma nel mondo d'oggi, sembrerebbe ragionevole quantificare il suo impatto come supporto alle attività produttive e commerciali delle economie dei paesi di lingua spagnola.
Prendo spunto da un interessante articolo apparso questa settimana sull'inserto "Empresa" del giornale ABC.
La Fundación Telefonica nel 2005 ha finanziato un progetto di studio sul valore economico dello spagnolo, coinvolgendo come ricercatori importanti docenti di Università della Spagna.
Ne risulta che attorno alla lingua castigliana esiste un giro d'affari enorme in tutto il mondo, solo in Spagna l'industria culturale in spagnolo muove più di 30 miliardi di euro.
Il perno dello studio è dato dal principio secondo il quale la lingua è una risorsa economica, sia per mezzo delle industrie associate all'uso dell'idioma, sia per il fatto che facilita le transazioni economiche e commerciali tra soggetti che condividono in comune questa lingua.
La ricerca, tuttavia, sottolinea che la lingua (tutte le lingue) è una risorsa economica con caratteristiche proprie specifiche.
In primo luogo è un bene senza costo di produzione, nella misura che che offre un valore agli utilizzatori senza che si conosca quanto costa "creare" una lingua.
E poi è un bene che non si consuma con l'utilizzo, al contrario di quello che succede con le altre risorse.
In terzo luogo, è un bene di cui non si può appropriare nessuno, né attraverso i brevetti, né con la forza.
E'una risorsa con un costo di accesso unico, perché anche se può costare soldi apprenderla, nessun utilizzatore è obbligato a ripagare qualcosa per usarla, a differenza degli altri beni naturali o prodotti.
Secondo gli studiosi che hanno preso parte alla ricerca in questione, questa lingua guadagnerà ancora più posizioni nel mercato globale solo se le economie che la sostengono saranno più competitive e i governi che formano la comunità panispanica saranno sempre più democratici e trasparenti (con chiaro riferimento ai processi di cambiamento che si stanno sviluppando in America Latina). Infatti l'espansione di una lingua si basa prevalentemente nei fattori di crescita economica, coesione sociale e stabilità democratica.

Una cosa sicuramente mi ha colpito. Ero abituato da anni ad avere l'idea di un rifiuto, da parte delle vestali della lingua ufficiale castigliana, delle contaminazioni straniere (soprattutto inglesi) nel linguaggio comune, e soprattutto tecnologico. In Spagna ancora oggi non si usano parole inglesi per definire gli elementi hardware e le funzioni e parti del software (come in Francia). Da anni vi è una polemica nazionale sull'uso dello "spanglish" nel linguaggio di tutti i giorni, ma nella sostanza il dilagare di vocaboli e fonemi stranieri non ha assunto le dimensioni che troviamo in Italia.
Invece nella ricerca, nella parte dove si analizza l'impatto della tecnologia e di Internet sull'evoluzione e la forma della lingua, gli studiosi arrivano alla conclusione che non solo il rischio di un uso neutro della lingua castigliana è escluso con la rete, ma "gli utenti di lingua spagnola delle diverse latitudini hanno la possibilità di intervenire attivamente nell'evoluzione del/degli idioma/i senza troppe restrizioni normative e stilistiche", che hanno invece compresso la lingua nei mass media tradizionali.
Questa evoluzione è altresi supportata dalla coesistenza e combinazione dei vari sistemi mediali (linguistico scritto, visuale, musicale, ecc.) e dalla stessa multimedialità dei mezzi della rete.
Non c'è che dire, è un bel passo avanti per "l'intellighentsia" della Real Academia de la Lengua Española, gelosa per secoli dei fasti della letteratura di lingua spagnola, da Cervantes e Lope de Vega nel '500, fino a Garcia Lorca e Garcia Marquez nel XX secolo (e ora fino a Vargas Llosa).

La ricerca occupa 10 volumi notevoli, dei quali 8 già pubblicati. E'stata presentata in diversi paesi latinoamericani, oltre alla Spagna, e negli Stati Uniti nel 2009.

Per chi volesse approfondire l'argomento:


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