lunedì 28 novembre 2011

Malaga, città "intelligente".

Secondo una lista stilata dalla IDC, uno tra i maggiori consulenti europei nel mercato delle innovazioni tecnologiche, la città andalusa è la più "intelligente" di Spagna.
Da anni Malaga sta utilizzando le innovazioni tecnologiche per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. Sono state promosse le energie alternative per sviluppare una serie di progetti, il più importante dei quali è l'uso cittadino dei veicoli elettrici.
Partecipa a due progetti internazionali, uno europeo e uno del governo giapponese (con Mitsubischi e Nissan) dove i veicoli elettrici sono oggetto di sperimentazione, studio ed efficienza e di come la città si adatta e si prepara alla rete per le ricariche delle auto elettriche. E' in corso, infatti, anche il progetto Malaga Smart City, sviluppato con imprese private come IBM e Endesa, che propone soluzioni di energia distribuita attraverso batterie per coprire la domanda in aumento per i veicoli elettrici.
Il beneficio sta nella diminuzione della polluzione da polveri sottili per rendere più respirabile l'aria metropolitana, ben consapevoli che in ogni caso questa energia è ancora prodotta con materie prime fossili, e la tecnologia chimica delle batterie non è la migliore per via dello smaltimento difficile delle stesse.
Malaga è stata la prima città spagnola a utilizzare le carte magnetiche "senza contatto" per il trasporto pubblico, e l'azienda cittadina dei trasporti ha inaugurato un sistema di informazioni al cellulare per trovare le fermate più vicine all'utente per le varie destinazioni.
Da vari anni si utilizza anche un sistema (Gecor) di invio al municipio di fotografie MMS con il cellulare contenenti problematiche di viabilità e lavori di manutenzione da fare in città, e il dipartimento ricevente si allerta per trovare una risposta immediata.
Insomma, tra difficoltà economiche e contraddizioni tecnologiche ancora da risolvere, ci sono amministratori come il Sindaco di Malaga, Francisco De La Torre, che già da anni guardano alle energie alternative per una miglior vivibilità dei cittadini.

lunedì 21 novembre 2011

Spagna agroalimentare all'arrembaggio dell'India

In un anno le aziende spagnole che operano nel mercato indiano sono raddoppiate. Lo sviluppo del cosiddetto "Plan India 2010 -2012" ha permesso di duplicare il volume delle vendite spagnole nel secondo paese del mondo per numero di abitanti.
Le esportazioni agroalimentari spagnole sono passate da poco più di 100 milioni a più di 300 milioni di Euro, con un importo che situa l'India al terzo posto dopo gli Stati Uniti e i paesi dell'Unione Europea.
Tuttavia non vi è ancora nessuna azienda spagnola che produce direttamente in India, nonostante si stia creando un mercato urbano potenzialmente aperto all'offerta di generi alimentari mediterranei. Il mercato alimentare e delle bevande indiano rappresenta circa 134 miliardi di Euro all'anno, di cui solo 7 miliardi provengono dalle importazioni.
Pertanto si pensa che nei prossimi anni ci sarà un grande sviluppo del settore in questo paese (ma non solo, in tutto il BRIC - Brasile, Russia, India e Cina). E le aziende spagnole si stanno dando da fare...

domenica 20 novembre 2011

Piccoli prestiti crescono.

Valladolid (Castilla y Leon) centro mondiale del microcredito (per tre giorni).

In settimana (14-17 novembre 2011) si è celebrato il Convegno Mondiale del Microcredito (Cumbre Mundial de Microcredito), 1800 delegati provenienti da 105 paesi del mondo. Tra di loro il fondatore del microcredito e premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus.
Il microcredito è uscito giá da tempo dalla fase "terzomondista", per diventare a tutti gli effetti un procedimento di accesso al credito per piccoli imprenditori in tutto il mondo. In Spagna Microbank, di La Caixa (cassa di risparmio di Barcelona) ha concesso negli ultimi 4 anni circa 128.000 prestiti per un importo totale di 782 milioni di Euro.
Se da un lato le banche spagnole sono quelle che più soffrono in Europa l'esplodere della bolla edilizia (il 30% dei 338 miliardi di Euro di esposizione immobiliare presso le banche spagnole si pensa sia da portare a perdita), dall'altro le più importanti casse di risparmio (La Caixa, BBK, Caja Granada) e istituti come BBVA hanno concesso in America Latina ingenti importi di microprestiti (solo la fondazione di BBVA ne ha concessi 2.500 milioni).

Altri istituti come il Banco Popular, in collaborazione con Confederazione delle Organizzazioni Imprenditoriali di Castilla y Leon, hanno presentato un "fondo di investimento socialmente responsabile", istituito per sviluppare azioni di responsabilità sociale, sottolineando il valore della microfinanza per "offrire opportunità a persone sfavorite che mai avrebbero pensato di ottenere un credito, e per questo genera il loro fiducia, aiuta ad aumentare l'autostima, li fornisce di dignità e autonomia".

Le statistiche dicono che, in generale, il rischio di insoluto del microcredito è minore dei finanziamenti correnti alle medie e grandi di settori industriali.
In Spagna, sul totale delle operazioni concesse nel 2010, il 67,1% è stato destinato all'autoimprenditorialità, il 27% alla copertura delle necessità familiari e il resto agli aiuti allo studio. Il 46% dei beneficiari sono stati uomini, il 54% donne. (fonte: El Pais, inserto Negocios del 20/11/2011).

Per maggiori informazioni:


domenica 13 novembre 2011

Ancora su Novacaixa, prototipo della malgestione finanziaria delle banche

La Fiscalía Anticorrupción (Procura Anticorruzione) statale investigherà la gestione delle Casse di Risparmio galiziane. Su due questioni: la riduzione del capitale propio a 181 milioni di Euro, ossia il 10% di quanto posto a bilancio (1.784 milioni di Euro) dopo aver applicato le perdite al portafoglio crediti; e la legittimità delle buonuscite e prepensionamenti milionari pagati ai vecchi dirigenti.

Le indagini della magistratura sulla attuale situazione finanziaria e sulle presunte irregolarità commesse in sede di fusione tra Caixanova y Caixa Galicia, scaturiscono da diverse segnalazioni e dalle misure adottate dal Banco de España, dopo che direttamente fece una valutazione del capitale proprio della banca e fu approvata un proroga per la ricapitalizzazione.
Questo portò alla nazionalizzazione della nuova banca sorta dalla fusione delle due vecchie casse di risparmio.

Dopo la nazionalizzazione tre dirigenti della banca si accordarono per rescindere i propri contratti ricevendo in cambio complessivamente 25 milioni di Euro di indennità.

Il Parlamento galiziano nel 2011 rifiutò di creare una commissione di inchiesta regionale sulle presunte irregolarità delle casse di risparmio.

mercoledì 9 novembre 2011

La Torre del Sole

A 23 km da Sevilla (un tiro di schioppo per me) sorge uno dei manufatti più strani, onirici, che uno possa incontrare.

Nel comune di Sanlucar La Mayor si erge, al centro di un deserto, una torre di 115 metri di altezza, contornata da due aree che contengono 624 specchi giranti che concentrano i raggi del sole sulla sua sommità, dove si trova un "bollitore" ad acqua che fa muovere, attraverso il vapore generato, le turbine che producono elettricità.

La luce irradiata dalla torre, vista dall'aereo, offre uno spettacolo futurista degno del miglior Kubrick.
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Il sistema serve 180.000 mila abitazioni del distretto di Sevilla, con un risparmio di immissione di CO2 che si approssima alle 600.000 tonnellate all'anno.

In Andalucia quello che non manca è il sole e la superficie, l'impianto occupa 75.000 mq in una pianura desolata e molto soleggiata. E' parte di un progetto di nove impianti che usano il sole come unica fonte energetica, per un investimento complessivo di 1,2 miliardi di Euro che si concluderà nel 2013.

La società che lo ha progettato e costruito, Abengoa Solar, impiega nella sola struttura di Sanlucar La Mayor 300 persone.
E' possibile per le scuole e gli enti organizzare visite educative e di studio all'impianto (tel. 0034 913300669)

domenica 6 novembre 2011

Pesce per tutti i gusti, ma surgelato.

Una delle cose che hanno sempre destato curiosità negli italiani che viaggiano in Spagna, è che si può trovare un piatto di pesce in tutti gli esercizi pubblici della penisola iberica, qualsiasi sia il posto dove ci si trovi.
Gli italiani che non vivono in zone costiere o limitrofe, sanno che per mangiare un buon piatto di pesce in Italia bisogna prenotare, di solito con un congruo anticipo di tempo, in ristoranti specializzati.
Buona parte di questo pesce, pur possedendo la Spagna un eccellente sistema di distribuzione del fresco, viene dal pesce surgelato (congelado).
Nel 2010 l'acquisto della famiglia media spagnola di pesce surgelato è aumentato da 51 a 52 kilogrammi, e il consumo totale è aumentato del 3% passando da 804.000 a 832.000 tonnellate.
Questo "exploit" in parte è dovuto al cambiamento delle abitudini alimentari (si mangia meno carne) e alle campagne di educazione alimentare che le Comunidades hanno messo in campo fin dagli anni '90, ma anche dall'evoluzione delle tecnologie di macellazione, conservazione e distribuzione dei prodotti da parte delle imprese de settore.
Una azienda come Pescanova, marchio conosciuto bene anche in Italia, rappresenta la prima in ordine di fatturato nel settore della pesca industriale in Spagna, e la terza al mondo.
Oggi le flotte pescherecce sono vere e proprie industrie galleggianti, dove alla pesca di aggiunge la macellazione e pulizia, il lavaggio e il surgelamento contestuale, secondo i migliori protocolli di certificazione sanitaria. Quando rientrano in porto il prodotto confezionato è pronto per essere distribuito ai centri commerciali in tutto il paese.
Il pesce, cosi trattato, non solo ha una durata che ne permette lo stoccaggio per settimane sia nei depositi della grande distribuzione o in casa, ma le caratteristiche nutrizionali e organolettiche garantiscono che il prodotto è indenne, al differenza del prodotto fresco che subisce un degrado rapido.
Lo sviluppo del consumo di pesce, tra cui il surgelato, è così rapido e importante che Barcellona ha creato una propria fiera di settore (Seafood), entrando in diretta competizione con quella internazionale storica di Vigo (Galicia), la famosa Conxemar.
Se la concorrenza fosse solo tra le qualità di pesce pescato nel mare atlantico o cantabrico, e quello del Mediterraneo, non avrei dubbi: meglio il primo.
Ultima considerazione: sicuramente va sviluppato il settore dell'acquacoltura, la Spagna è tra i paesi europei che più sfruttano la pesca d'altura, e che impoveriscono le riserve di pesce dei mari delle proprie coste. Se non vogliamo che tra qualche anno ritrovarci senza pesce per non aver dato possibilità di ripopolamento, anche qua dobbiamo pensare a costruire un modello di sviluppo armonico con la natura.

giovedì 3 novembre 2011

Spagna libera, Italia vigilata speciale.

Tre mesi fa sembrava che la Spagna fosse sull'orlo del baratro, nessuno dava credito al paese iberico sulla sua capacità di reazione, sia da parte del governo che delle regioni (dove più si annidano i problemi di indebitamento).
L'Italia tre mesi fa aveva si qualche problema, ma tutto sommato i nostri governanti pensavano che un po' l'aiuto della BCE (comprare i titoli di stato sul mercato secondario), un po' qualche taglio ai ministeri, alla fine ce la saremmo cavata.
Ora della Spagna non si parla quasi più, mentre in Europa (e nel mondo) non ci si fida più della capacità del nostro paese di mantenere gli impegni, e ci hanno affibbiato il "monitoraggio" del FMI oltre che quello della Commissione europea.
Questo la dice lunga sulla credibilità del governo italiano.
Ma in ogni caso le ricette del Fondo Monetario Internazionale non saranno né positive per l'economia, né risolutive della crisi.
Sfido a trovare una sola volta al mondo dove l'intervento del FMI abbia creato le premesse per lo sviluppo e non abbia portato recessione e miseria.
E l'Europa, così come l'avevamo immaginata e voluta negli anni scorsi (il luogo dell'incontro dei popoli e delle culture, il grande continente che fa avvicinare gli altri tra di loro, il segno della storia contro i nazionalismi del XX secolo), non esiste più, non è mai esistita.
Senza l'euro l'Italia averebbe pagato le sue debolezze intrinseche (più politiche e civili, oltre che del debito pubblico), e chissà quante volte sarebbe passata da crisi come quella della Russia del 1998 e dell'Argentina del 1999.
Però bisogna uscire dal piccolo cabotaggio dei singoli stati (governi) che abbiamo visto questi anni, frutto di egoismi, incapacità, elettoralismi corporativi.
Dobbiamo risolvere la grande contraddizione europea di questi anni (che è anche contraddizione planetaria): avere un economia mondiale e forze economico-finanziarie globalizzate, e una rappresentanza democratica ancora nazionale, che non può far fronte al potere sovranazionale delle prime.
E' necessario presentare un programma di integrazione economica e politica, creare istituzioni elettive di governo dotate di rappresentatività sovranazionale, ripensare la spesa pubblica per mantenere lo stato sociale (soprattutto la qualità e il fine degli investimenti pubblici), liberalizzare l'economia e le professioni, spendere in cultura e ricerca, innovare l'economia per non sprecare risorse e rientrare dal debito pubblico.
E bisogna fare presto.


martedì 1 novembre 2011

Sansa di oliva per fare biocarburante.

Anche questa volta parliamo di Andalucia. Una regione, a ben vedere, a macchia di leopardo, con tanti problemi ma anche tante innovazioni in economia.
La Comunidad de Andalucia è la maggior produttrice in Spagna di olio d'oliva, soprattutto extravergini. E siccome la Spagna è il maggior produttore mondiale di olio d'oliva, ci troviamo nel cuore della produzione planetaria. Esporta prima di tutto in Italia (dove i maggiori oleifici sono in mano spagnola), e poi in Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Francia.
Bisogna dire che la Spagna negli ultimi dieci anni ha duplicato la produzione di olio d'oliva, stracciando di molto le quote assegnatele in U.E. Questo ha portato a una caduta del prezzo dell'olio di oliva (soprattutto gli extravergini), che non riesce a remunerare i costi di raccolta delle olive e di trasformazione.
Però non è di questo che voglio parlare stavolta.
Quello che mi interessa e dare conto della capacità di utilizzo dei sottoprodotti dell'industria olearia, e di una iniziativa in particolare che in questo disgraziato (in senso economico) 2011 che sta volgendo al termine, si è imposta all' attenzione dell'industria energetica.
A Cordoba è sorta la prima industria spagnola che ottiene benzina, cherosene e gasolio dai sottoprodotti industriali, e in particolare dalla sansa di oliva.
La fabbrica, che si trova precisamente a Cañete de las Torres, ha visto un investimento di 14 milioni di euro, e produrrà circa 10.000 tonnellate di combustibile all'anno utilizzando 30.000 tonnellate di orujillo (sansa). Per la verità l'istallazione può utilizzare molti altri tipi di cascami industriali (plastiche, pneumatici, oli industriali, farine di carne).
Se questo tipo di industrie fosse generalizzato si pensa che la Spagna potrebbe ridurre l'importazione di petrolio di circa il 50%.
La famiglia Torres, di provenienza olivicola, che ha avuto la capacità di far partire questa iniziativa, ha mutuato l'idea facendo un viaggio in Giappone e visitando un centro di ricerca a Kobe. Il processo si basa sulla catalizzazione dei residui per trasformarli direttamente in combustibile, senza necessità di mescolarli con altri oli.
Se pensiamo che già si usa il nocciolo delle olive come combustibile al posto del pellet, mi sembra un buon esempio di blue economy (nel senso dato dall'economista-imprenditore Gunter Pauli).